Lunedì, 04 Novembre 2019 16:15

San Gimignano. Mostra fotografica di Niko Giovanni Coniglio

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A pochi giorni dalla chiusura della Mostra fotografica di Niko Giovanni Coniglio, trasmettiamo la recensione di Pino Picone, corredata da alcune istantanee.

 

Vero e Falso. Solo show

Breve recensione mostra fotografica di Niko Giovanni Coniglio

di Giuseppe Picone

 

Appena si entra nella prima saletta della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (GAMC) di San Gimignano ove è ospitata ancora per pochi giorni (purtroppo) la mostra fotografica di Niko Giovanni Coniglio, si ha l’impressione di entrare nel mondo di un artista “classico”. È la stanza che ospita la sezione “Still-White”, una serie di 8 foto del 2016. Sono foto di frutta (una banana, una pera, un melagrano, un fico d’india), verdura (due peperoni, una famiglia di funghi, una zucchina) messe in posa con leggere, fantasiose (quasi canzonatorie) decorazioni: di solito delle minuscole perline celesti o spilli, nel caso della pera. Qui vero e falso sono palesemente intrecciati e dichiarati. Ma c’è una verità che va al di là di quello che appare ed è la verità dell’artista. La pera è sì trafitta dagli spilli, ma al tempo stesso questi formano una sorta di corazza difensiva come di un riccio. La melagrana, frutto dalla forte connotazione simbolica sia religiosa che profana, offre con realismo quasi voluttuoso i suoi chicchi. Il vero e il falso si sovrappongono nella zucchina con il realistico fiore a mo’ di irridente pennacchio. Nel fico d’india poi le piccole quanto innocue perline sostituiscono la ben più temibile peluria subdolamente spinosa.

L’altra sezione su cui è inevitabile posare un occhio pensoso e al tempo stesso strabiliato è “Untitled” una serie del 2015-2016. Si tratta di sette gigantografie ritraenti volti maschili e femminili ricoperti e mascherati per lo più da ritagli di giornali, di libri e in un caso da banconote. Ogni volto ha incollato ritagli che si riferiscono a temi precisi: le migrazioni, l’informazione, la povertà, l’economia e il denaro, la religione. Hanno la funzione (questa è la nostra interpretazione) dei dazebao, dei grandi manifesti murali in voga durante la rivoluzione culturale cinese e nella contestazione giovanile del ’68: quindi hanno una funzione di denuncia e di lotta politica e sociale.

Diversamente dai dazebao le fotografie di Niko Coniglio non hanno bisogno di lunghi testi scritti: è sufficiente un volto, un certo particolare volto e certi particolari testi ritagliati. Si tratta di un “progetto ancora in corso sul nostro sistema sociale e sul modo in cui il nostro modo di pensare può essere manipolato e controllato attraverso l’informazione e altri mezzi”. Così si legge sulla didascalia che appare in limine alla vasta sala principale della GAMC che ospita le grandi foto.

La mostra contempla altre due sezioni tematiche: “Denaturalization” e “This is not a parking” ambedue lavori del 2017. Sono articolazioni e approfondimenti dei temi di cui si è parlato sinora.

Chiude la mostra una serie di ritratti di artisti del variegato mondo musicale. Foto con le quali il nostro si guadagna il pane quotidiano senza rinunciare per niente alla sua particolare poetica che ne fa non un talento passeggero ma un artista todo modo “classico”. Lo ribadiamo usando le parole spese da Michela Eremita nella presentazione orale fatta alla inaugurazione della mostra il 9 ottobre scorso, definendo Niko una “leggenda” dotato di un linguaggio maturo, di pulizia formale e compositiva che non va per tentativi, ma per soluzioni già trovate; che ha grande empatia con il ritratto offerto con naturalezza nonostante la posa ottenuta con una tenace ricerca formale; che usa la macchina fotografica con morbidezza di relazione con il fotografato e tenerezza verso l’individuo ritratto, non mero studio sociologico e/o artistico. A questo proposito segnaliamo una straordinaria serie (non inserita nella nostra mostra) dal titolo “Daniela, portrait of my mother” consultabile sul sito https://www.lensculture.com/projects/382045-daniela-portrait-of-my-mother. Anche se in realtà se ne ha una traccia in una delle 7 gigantografie ospitate nella grande sala.

La mostra è nata su iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune di San Gimignano per la cura di Michela Eremita. L’esposizione, in collaborazione con Culture Attive, fa parte del progetto Ritratti di città, realizzato nell'ambito di Toscanaincontemporanea2019.

L’organizzazione tecnica e la promozione si devono a Opera-Civita. Il catalogo è edito da Sillabe di Livorno. Chiude il 9 novembre 2019.

Seguono n. 4 fotografie dalla mostra.

 

Giuseppe Picone

San Gimignano, 31 ottobre 2019

 

Melagrana

 

Pera

 

Fermare i profughi

 

Rischio povertà

 

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