Venerdì, 05 Giugno 2020 00:43

I 90 anni di Pedro Casaldáliga

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Un vescovo unico, l'ultimo profeta vivente. Della stirpe dei grandi vescovi latinoamericani. Merita una telefonata di auguri da Sua Santità, merita una "benedizione di Dio". Trasmettiamo l'intervento del Direttore di Religión Digital, José Manuel Vidal, pubblicato online su terredamerica.com.

 


Santità, telefoni a Casaldáliga per i suoi 90 anni!

Caro Papa Francesco: E dire “caro” non è semplice cortesia. Ricordo che quando ho avuto la fortuna di parlarle, dopo aver discusso di diversi argomenti, ci stavamo lasciando, le baciai l’anello, s’incamminò ed io rimasi lì, solo, in mezzo al corridoio di Santa Marta, così emozionato che all’improvviso sentii una spinta interiore, mi girai verso di lei e le dissi: “Santità, le voglio bene!”. Una dichiarazione d’amore che è venuta su dal fondo dell’anima senza passare per il filtro della mente. Sorpreso dal mio stesso gesto, mi ha tranquillizzato vedere che lei si è girata e sorridendo (non so se di gratitudine o commiserazione) ha risposto: “Anche io ti voglio bene”. E, per alcuni secondi, sono tornato a perdermi nei miei pensieri.

Sulla base di questa dichiarazione d’amore pubblica e reciproca, mi azzardo a chiederle una cosa: che telefoni a Pedro Casaldáliga per i suoi 90 anni. Li compie il 16 febbrai. Di sicuro in un qualche ufficio della Santa Sede hanno il suo numero. O ce l’ha il suo amico, il cardinale Hummes, che è stato di recente a trovarlo nella sua casa a Sao Felix. O lo può chiedere a Félix Valenzuela, a Ivo o a José de Jesús Saraiva, tre degli agostiniani che si prendono cura di lui e si occupano delle opere che il “profeta dell’Araguaia” ha messo in marcia e continua a incoraggiare, seduto sulla sua sedia e con la testa inclinata verso il basso a causa del “fratello parkinson”.

Anche io ce l’ho e, se me chiede, realizzerei il sogno di poterla salutare di nuovo… e ripeterle il mio affetto per ciò che lei è e rappresenta in questa Chiesa del Vaticano II che rinasce nelle sue mani.

Una telefonata il giorno 16 (o prima o dopo, non bisogna neppure esagerare) sarebbe il più bel regalo di compleanno che potrebbe fare a Casaldáliga e, per dilatazione, ai suoi amici (che sono moltissimi) e ai suoi ammiratori-seguaci, che sono legioni in tutto il mondo. Una telefonata per un omaggio davvero meritato. Credo che si può dire, senza timore di cadere nell’esagerazione, che nessuno lo meriti più di lui. Non c’è nessun ecclesiastico vivente che lo meriti più di lui. Ha tutte le qualità necessarie. È un santo vivente, di quelli che si sono fatti santi con e nonostante il carattere forte, cosa che lo rende ancora più meritevole.

È vero che, come sa bene, il discorso delle devozioni è molto particolare, ma quello che nessuno può negare è che Casaldáliga è un profeta. L’ultimo profeta vivente. Della statura di Helder Cámara o di monsignore Romero, oserei dire. Di fatto, è stato il primo a profetizzare e a canonizzare “San Romero d’América” e elevarlo sugli altari del popolo latino-americano quando le autorità vaticane sospettavano di lui e lo facevano passare per quello che lei stesso ha definito come il suo “doppio martirio”.

Santo, profeta e vescovo dei poveri. Di questi vescovi con odore a pecora che a lei piacciono tanto. E, per di più, lo è sempre stato, anche in un epoca in cui questa forma di essere pastori non si usava, era addirittura mal vista, tanto che dalle “altezze vaticane” lo rimproveravano, lo chiamavano a rapporto, lo emarginavano e lo si abbandonava come qualcosa di “impossibile”, là, nella sua foresta. È stato un vescovo del Vaticano II con tutte le implicazioni che questo ha. Al servizio di una Chiesa-popolo (per davvero, non solo in senso retorico) e dei più poveri dei poveri: indigeni, negri, campesinos…

Un vescovo senza mitra né baculo. O meglio, sí: la sua mitra è stata un berretto sertanejo (cappello tipico delle campagne del Brasile, N.d.T.); il suo baculo, un remo, il suo anello fatto di tucum (segno dell’alleanza con le cause indigene e popolari, realizzato con palma amazzonica, N.d.T.). La sua casa è sempre aperta a chiunque, la sua vita sotto gli occhi di tutti. Per la liberazione dei suoi la sua vita è stata diverse volte in reale pericolo. Forse non lo hanno ucciso perché, come dice il salmo, gli angeli lo hanno protetto e il dito di Dio che ascolta e soffre per il clamore del suo popolo oppresso lo ha toccato.

Un vescovo unico, speciale, della stirpe dei grandi vescovi latinoamericani: Arns, Lorscheider, Cámara, Romero, Méndez Arceo, Samuel Ruiz, Pironio, Angelelli, Gerardi, Proaño…un buon raccolto di mitrati senza mitra. Di quelli che non sono mai stati dei funzionari del sacro, che si guadagnano il cuore della gente, che si consegnano veramente come il chicco di grano. Di quelli che restano.

Perché Casaldáliga, nonostante abbia appoggiato la causa dei poveri nel corso di tutta la sua vita, questa militanza non lo ha espulso, non lo ha stancato, non lo ha abbattuto. Continua lì, fedele alle sue cause, che, come dice sempre, “valgono più della mia vita”. Don Pedro è rimasto sempre nello stesso solco (quello del Vaticano II), sempre arando con gli stessi buoi (quelli della teologia della liberazione), sempre pregando con la sua mistica incarnata.

Perché, oltre a santo, profeta e vescovo dei poveri, Casaldáliga è un grande poeta. Un poeta mistico. Un poeta che lo stesso Leonardo Boff compara niente di meno che con San Juan de la Cruz. I suoi poemi ci svegliano, ci scuotono le viscere, ci muovono dentro, ci innalzano a Dio e ci lanciano all’azione. Poesia mistica per l’azione.

Santità, tutto questo di Casaldáliga lei lo conosce e anche di più. Per questo, qualche tempo fa, lei disse “dite a Don Pedro che lo porto nel cuore”. La sua telefonata (o la sua lettera) sarebbe un’altra forma di dimostrarglielo. A lui e agli altri, tanti che, nella Chiesa, lo riconosciamo come punto di riferimento, un’icona che merita adesso da vivo e fin quando viva, la riabilitazione del Papa e lo speciale riconoscimento di Francesco.

Non posso erigermi a rappresentante di nessuno, ma sì, le posso assicurare che a “Religion Digital” arrivano migliaia di richieste e petizioni di riabilitazione di Casaldáliga, perché gliele trasmettessimo. Da semplici cristiani di base, a personaggi molto noti e amati come Padre Ángel, fondatore dei “Mensajeros de la Paz”.

Un’alluvione di richieste che lei può esaudire con una semplice telefonata. La telefonata del padre, dell’amico, del Papa dei poveri, del Francesco della primavera per la quale Casaldáliga dà la vita intera. Il Papa che lui chiama “benedizione di Dio”. Telefoni a Casaldáliga, Santità!

Se lo merita!


José Manuel Vidal, Direttore di Religión Digital

Traduzione di Silvia Pizio

 

 

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