Abstract delle relazioni e delle comunicazioni
(abstract inviati dagli interessati che hanno risposto all’invito: si pubblicano in ordine alfabetico – elenco aggiornato al 31 luglio 2018)
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Ezio Albrile – giovedì 23 agosto ore 10.45
Un karma occidentale? Tra magia e fantascienza. Comunicazione
I successi e i fallimenti della nostra società intaccano alla radice la memoria storica. La celebrazione dell’individuo, massificato però, crea un’illusione di libertà, un dilemma insolubile.
Il mito dell’Oriente negli anni ’60/70 andava di pari passo con una lettura apocalittica della modernità. C’era la rivelazione della fine e un nuovo inizio in un mondo diverso, This the Dawning of the Age of Aquarius. La scoperta delle culture terzomondiste si saldava con il dramma del popolo tibetano e con la possibilità di modificazione estatica della percezione. La rimozione del fondo magico e misterico operata dall’Occidente venne a sua volta cancellata. Bisognerebbe periodizzare: «Beat generation» anni ’50 (Kerouac, più la partitura Zen di John Cage), «generazione psichedelica» anni ’60, «Ashram generation» anni ’70, Disco-Music anni ’80 e riflusso nel conto in banca. Il Lifestyle di Berzano nasce in quegli anni. Con i suoi stili di fuga.
Be Here and Now. Il viaggio in Oriente assomigliava all’ontologia dell’attualità di Foucault, all’esigenza post-moderna di vivere nel presente, tagliando i ponti con il peso della storicità e degli insegnamenti ricevuti. Con il karman genitoriale. Con l’uso produttivo del tempo, il differimento del piacere e tutte quelle forme di assoggettamento del soggetto tipiche della disciplina borghese. Adorno non capiva i nuovi movimenti, ma Eros e civiltà di Marcuse (1955) fu un successo perché non passava attraverso il filtro sartriano e situazionista dell’«immaginazione al potere» e confermava gli insegnamenti tantrici induisti e buddhisti sul misticismo erotico.
La contro-cultura era parte della mutazione antropologica di quegli anni. Per imparare bisognava disimparare, per costruire bisognava distruggere. Anche la Cavani diede il suo tributo a Milarepa, con il noto film girato in Abruzzo. La New Age e il Neo-orientalismo non nacquero con l’India psichedelica, ma nell’America degli anni ’50. Forse, con l’intervista a Life sul Soma e il fungo magico dell’ex-banchiere Gordon Wasson, il «Profeta del fungo». Oriente e Occidente mutano a secondo del punto dal quale li si guarda, e la meraviglia della democrazia sta nel suo essere vuota, senza contenuto.
Ezio Albrile è un saggista e storico delle religioni del mondo antico. Si occupa da anni dei problemi del dualismo antico, e in particolare delle interazioni tra mondo orientale e fenomeni «misterici» come lo gnosticismo e l’ermetismo. Ha curato e tradotto diverse opere tra cui il De radiis, di al-Kindī (1994) e il Commentario di Olimpiodoro all’alchimista Zosimo (2008), e pubblicato diverse opere di saggistica, tra cui La tentazione gnostica (1995), I Magi estatici (2014), Alchimia. Ermete e la ricerca della vita eterna (2017), L’illusione infinita. Vie gnostiche di salvezza (2017), Almandal. Trattato ermetico di magia salomonica (in coll. con Elisabetta Tortelli, 2018).
Peter Antes – giovedì 23 agosto ore 15.00
Religione sì, Chiesa no! La religiosità nella Germania di oggi
Dagli anni 1960 sono cambiate molte cose nello scenario religioso tedesco. La percentuale dei cristiani è scesa da quasi il 100% alla metà, mentre il gruppo di chi è "senza religione", nella popolazione tedesca, nel 2016 ammontava ormai a più di un terzo. Sia all'interno che all'esterno delle Chiese cristiane si nota il bisogno di accogliere anche le esperienze spirituali delle altre religioni. Perry Schmidt-Leukel, esperto di multireligiosità, fa un paragone con il cibo e parla di una "religione à la carte", sostenendo che per molte persone sarà normale, in futuro, avere diverse appartenenze religiose, come è accaduto a personalità come Henri Le Saux, Raimon Panikkar e Frithjof Schuon. Finché le Chiese non saranno disposte ad accettare questa nuova realtà, la regola rimarrà "religione sì, Chiesa no".
Dr. phil. Dr. theol. Peter Antes, prof. emerito delle scienze religiose dell'Università Leibniz di Hannover (Germania) ha studiato la teologia cattolica, scienze religiose ed islamologia a Friburgo (Germania) e Parigi. All'età di 30 anni fu nominato professore ordinario per le scienze religiose ad Hannover nel 1973 dove insegnava fino al 2012. Le sue specialità sono questioni della metodologia nelle scienze religiose, questioni dell'etica islamica attuale e religioni e comunità religiose in Europa. Insegnava anche come professore in visita in diverse università, tra loro ICU a Tokyo e la Gregoriana. Da 1988-1993 fu presidente dell'Associazione tedesca per la storia delle religioni e da 2000-2005 presidente dell'associatione mondiale per la storia delle religioni. Dall'inizio è stato membro attivo della Summer School. I suoi interventi sono pubblicati nei rispettivi atti. Altre pubblicazioni sue in italiano sono: L’Islam. Una guida, traduzione e cura di Leo Lestingi, Bari: Palomar 2006 (Collana: Passages, 8) e Religioni allo Specchio. Dagli albori della storia all’epoca attuale, Padova: Edizioni Messaggero 2011.
Luigi Berzano – mercoledì 22 agosto ore 17.00
Il religioso dopo le religioni
Grazie al tema di questa Summer School on Religion 2018 che interpreto come interrogativo sul futuro delle religioni. A quali trasformazioni andranno incontro le religioni nel futuro? E come descrivere la situazione delle religioni nelle attuali società secolari?
«Un Dio ormai lontano lascia spazi frattali a yoga e buddhismi eterogenei, canta Francesco Gabbani a braccetto di una scimmia. L'estraneo e l'inusuale riempie di stupore, ma si ferma lì. Il divino si fa corporeità vissuta, eppure, come la sessualità, è capace di liberare energie intellettuali, dissolventi e trasformanti» (Albrile, 2017).
Questo è il dilemma dell’Europa contemporanea alla ricerca del suo essere, in un contesto nel quale alla estenuazione delle religioni storiche si aggiungono nuove religioni, spiritualità, tecnologie e mercati del benessere. Soprattutto si manifesta l’anima stessa della società secolare già intravista dal sociologo Èmile Durkheim, il quale diceva che ad assicurare la coesione sociale non basta più divinizzare re e grandi capi, come avveniva un tempo, ma è necessario divinizzare la società stessa. La coesione sociale diventa la sostanza divina che circola nel corpo sociale. È la società stessa – a volte il mercato – che è per i suoi membri ciò che un dio era, un tempo, per i suoi fedeli.
Già oggi vediamo quindi il religioso, dopo le religioni. Il dopo a cui mi riferisco ha un senso temporale e indica che l’epoca contemporanea vede sempre più il ridursi degli ambiti delle religioni storiche e l’estendersi delle forme religiose autonome, individuate, mercantili. Un significato del dopo che non è quindi il generico oltre le religioni a indicare che tutte le religioni hanno sempre una loro dimensione oltre quella storica e che nella tradizione cattolica si indicava come «il volto divino della Chiesa, oltre al volto umano». Qual’è dunque il punto da cui mi pondo in questo intervento e che Paul Ricoeur definirebbe come la situazione ermeneutica da cui si pone ogni ricercatore per interpretare un oggetto? Il punto da cui mi pongo è quello di chi osserva e rileva vaste aree di autonomia religiosa e spirituale di singoli individui – anche credenti – nella loro vita quotidiana e nei loro stili di vita.
È la condizione secolare.
Duemila anni dopo l’inizio del Cristianesimo la condizione secolare, effetto finale del processo di secolarizzazione, avvolge il pianeta quale nuova visione della vita sufficiente a se stessa nell’indicare gli stili di vita e il senso individuale e collettivo anche attraverso strumenti invincibili quali la tecnologia. È il superamento degli dei, dei demoni, degli esseri celesti, delle anime, degli spiriti e di tutte le istituzioni che li hanno rappresentati. Tutte le cose precedenti rimangono perlopiù nei libri, mentre la vita quotidiane e gli stili di vita vanno per conto loro in pretesa autonomia. Il fastidio per i rituali e le pratiche ripetute e formalizzate né è un aspetto principale. Primeggia lo stile di vita per ogni situazione e ambiente. Rituali: NO, Stili di vita: SI. Lo Zeitgeist è la pubblicità condizione essenziale per “esserci” e perché “tutti mi vedano”.
Ad abitare la condizione secolare è l’Homo saecularis il quale per formarsi non ha dovuto attendere le inchieste sociologiche attuali. Lo troviamo già nella descrizione che ne fa nel dodicesimo secolo il monaco benedettino Pietro di Celle: « Osserviamo dunque, dalla finestra della quiete e della contemplazione, come la volubile ruota della vita secolare si volga nella sua volubilità, e allora potremo cogliere la grande incostanza con cui si agita circolando la coscienza secolare (saecularis conscientia). Come il divagare delle cure mondane ignora qualsiasi stabile fondamento, così la coscienza secolare non ci fornisce segni stabili e certi di se stessa. Il suo aspetto muta non nei giorni e negli anni, ma nelle ore e nei singoli momenti. Guarda alla piazza, guarda alla taverna, guarda al teatro, guarda al bordello: sono tutti laboratori dell'errore. Ecco che trovi qui o anche lì l'uomo secolare» (Roberto Calasso, 2017, p. 43).
Che cosa si è aggiunto oggi di nuovo alla condizione secolare? La sua normalità; il suo essere la condizione dell’homme moyen. L’ombra si è trasformata nella figura dell’individuo prevalente. La condizione secolare è quella espressa da un intervistato che ha risposto di non essere né credente, né ateo, ma “un uomo normale”. L’uomo religioso tradizionale viveva con obblighi e debiti religiosi. L’Homo saecularis vive per sé, quasi non debba nulla a nessuno. La letteratura lo ha descritto ben prima delle scienze sociali. È inevitabile in questo genere di vita l’incertezza, l’alternanza, il disagio delle scelte continue sia il disagio dell’uomo contemporaneo. Questa condizione è quanto produce di necessità la quarta secolarizzazione che è per natura sua allentamento dei legami, delle tradizioni, dei riti obbligati.
La quarta secolarizzazione – l’autonomia degli stili di vita – non preannuncia la morte del religioso, ma piuttosto la tendenza dell’individuo a costituire un suo progetto di vita religiosa, nuovi profili spirituali, che rivestono fascino proprio per la loro natura libera e le loro pratiche orizzontali e personalizzate. Stili di vita scelti dall’individuo, compositi, eclettici e le cui pratiche si formano principalmente sulla base di rapporti interpersonali con altri ambienti e individui religiosi, con i quali peraltro l’individuo potrebbe anche non entrare mai concretamente in contatto, sperimentandoli solo tramite una comunicazione virtuale attraverso media e social networks. È tale condizione di vita che indebolisce anche le pratiche e i comportamenti religiosi acquisiti per nascita. In generale, tali stili di vita configurano una religione composta da individui che la scelgono sulla base di bisogni, interessi, sensibilità personali.
Roberto Celada Ballanti – giovedì 23 agosto ore 9.00
La domanda religiosa nell’età del nichilismo
“Nel corso dell’intervento si cercherà di avvalorare la dimensione religiosa del nichilismo contemporaneo, nel suo oscillare tra un niente-di-senso e un Nulla religioso che rappresenta la condizione trascendentale dello stesso porsi dell’assenza di significato. La dialettica strutturale del nichilismo tra i due “nihil” indicati sarà documentata mediante il riferimento a classici del pensiero quali Kant, Nietzsche, Leopardi, Heidegger, Jaspers, Celan, Weil, ecc. Se ne trarranno delle conclusioni sulle prospettive religiose per il terzo millennio”.
Roberto Celada Ballanti è professore ordinario di Filosofia della religione e di Filosofia del dialogo interreligioso presso il Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia (DAFIST) dell’Università di Genova. Tra i suoi lavori ricordiamo: Libertà e mistero dell’essere. Saggio su Gabriel Marcel, Genova 1991; Fede filosofica e libertà religiosa. Karl Jaspers nel pensiero religioso liberale, Brescia 1998; Esistenza e destinazione etica. Studi sul pensiero contemporaneo, Alessandria 2001; Erudizione e teodicea. Saggio sulla concezione della storia di G.W. Leibniz, Napoli 2004; Pensiero religioso liberale. Lineamenti, figure, prospettive, Brescia 2009; Filosofia e religione. Studi su Karl Jaspers, Firenze 2012; Religione, storia, libertà. Studi di filosofia della religione, Napoli 2014; La parabola dei tre anelli. Migrazioni e metamorfosi di un racconto tra Oriente e Occidente, Roma 2017. È traduttore e curatore di opere di Leibniz, Marcel, Jaspers, K. Barth.
Elisabetta Colagrossi – giovedì 23 agosto ore 9.30
Un Dio per il terzo millennio. La religione universale di Gandhi
Nel tempo della globalizzazione riproporre la religiosità di Gandhi ha un significato del tutto peculiare. A cavallo com’è tra Oriente indiano e Occidente ebraico-cristiano, la religione gandhiana, distinta com’è su due piani, consente di riconoscere un livello religioso universale, dove ogni uomo che viene in questo mondo può essere ospitato, e un piano particolare, dove le fedi storiche trovano accoglienza e custodia entro una visione prospettivistica della verità che non è relativismo. Tenendo universale e particolare in tensione dialettica, la religione di Gandhi può essere proposta oggi come un paradigma fecondo per il terzo millennio.
Elisabetta Colagrossi è dottore di ricerca in Filosofia (Consorzio Filosofia del Nord Ovest) e docente a contratto di Storia delle Religioni presso l’Università degli studi di Genova. La sua ricerca è orientata a temi e problemi alla frontiera tra la storia delle religioni, l’ermeneutica e la filosofia della religione, in vista di una feconda sinergia e contaminazione fra tali discipline, quali: la violenza religiosa, con particolare riferimento alla storia dei monoteismi, il pluralismo e la traducibilità tra le diverse tradizioni, la ricerca di vie dialogiche, in senso interculturale e interreligioso. Organizzatrice e promotrice di diversi convegni e seminari, ha pubblicato diversi saggi, tra cui: Discomfort of Monotheism and Deconstruction of the Origin in Jan Assmann, in Orientierungskrise, Herausforderungen des Individuums in der heutigen Gesellschaft (Regensburg 2014); Il principe moghul e la congiunzione dei due oceani. Per una ermeneutica della traducibilità delle religioni, in «Giornale di Metafisica» 1 (2017); Il concetto di religio duplex e la religione universale di Gandhi, in Etica culturale e etica religiosa (Mimesis 2017). Ha tradotto e curato i seguenti volumi di Jan Assmann: Il disagio dei monoteismi. Sentieri teorici e autobiografici (Morcelliana 2016); Religio duplex: misteri egizi e Illuminismo europeo (Morcelliana 2017); Religione totale. Origini e forme dell’inasprimento puritano (Lorenzo de’ Medici Press 2017).
Martina Crescenti – giovedì 23 agosto ore 11.30
Nuovi aspetti rituali nell’islam turco contemporaneo: il caso delle cerimonie del mevlid e dell’henna
In Turchia le politiche conservatrici dei partiti islamici al potere dagli anni Ottanta hanno comportato un rafforzamento del processo di rivitalizzazione dell’islam (iniziato negli anni Cinquanta), che era stato confinato nella sfera privata dalla politica di laicizzazione kemalista (1923-50). Tale processo ha prodotto profondi mutamenti nella dimensione sociale pubblica e privata. Attualmente la Turchia è governata dal Partito conservatore e nazionalista islamico per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), la cui voce predominante è Recep Tayyip Erdogan, l’attuale Presidente della Repubblica Turca. La sua politica viene definita anche neo-ottomanista non solo a livello economico, ma anche culturale, in quanto si rivalutano gli aspetti e gli elementi tradizionali del mondo islamico-ottomano, periodo di fasto e potenza. Il governo ha attivato un processo di ricostruzione e riqualificazione degli edifici pubblici ottomani, un processo di sollecitazione sociale per la condivisione delle pratiche canoniche in spazi pubblici (piazze, quartieri), come il pasto che spezza il digiuno nel mese del ramadan, e altro ancora. Tra tali pratiche figurano le cerimonie del mevlid e dell’henna officiate da donne, in cui si possono notare i cambiamenti dei relativi connotati spaziali, estetici e rituali. La cerimonia del mevlid viene officiata in onore della Nascita di Maometto durante gli eventi di passaggio del credente: nascite, circoncisioni, morti, matrimoni, inizio e fine del servizio militare. La cerimonia dell’henna viene invece celebrata tradizionalmente per la futura sposa qualche giorno prima del matrimonio, in cui una hoca, maestra-dotta, e altre autorità religiose partecipano intonando canti islamici. A partire da alcune osservazioni sul campo condotte nel 2014 a Bursa e Gemlik su tali celebrazioni, si intende porre l’attenzione sulle trasformazioni profonde, intime e quotidiane nell’ambiente islamico femminile, le cui attività sono state tradizionalmente confinate e nascoste nella sfera domestica fino alla venuta del governo AKP.
Martina Crescenti è dottoranda in Psychology, Communication and Social Sciences presso l’Università di Macerata. Dopo una laurea in studi interculturali, si è specializzata in turcologia all’Università di Firenze e si è diplomata in un master di sociologia, metodologia e ricerca all’Università della Sapienza. Parallelamente al percorso di dottorato, progetta e conduce laboratori educativo-espressivi utilizzando tecniche di ricerca visuali presso l’Istituto penitenziario minorile di Firenze e associazioni onlus fiorentine. Le sue aree di ricerca riguardano la sociologia dei processi culturali, la sociologia delle migrazioni e del visuale.
Renée de la Torre – mercoledì 22 agosto ore 17.45
Los altares católicos y la religiosidad vivida en la cotidianamente mexicana
Los altares domésticos y la religiosidad vivida en la cotidianeidad de los mexicanos
Esta ponencia tiene como inquietud central abordar la religiosidad católica mexicana que se practica de manera cotidiana dentro del sistema de prácticas católicas extraeclesiales, como es el caso de los altares domésticos. En este país, mayoritariamente católico, dos terceras partes de los creyentes acostumbran practicar una religiosidad en torno a altares en sus casas. Se retoma el concepto de “religiosidad vivida” para indagar sobre el tipo de religiosidad que ocurre afuera de los recintos institucionales y al margen de los especialistas de lo sagrado, en el tiempo ordinario de la cotidianeidad y en los espacios informales de la vida doméstica, laboral y barrial. ¿Qué papel juegan las imágenes milagrosas para que el catolicismo se mantenga vigoroso en la vida diaria de sus fieles? Para responder se llevaron a cabo entrevistas en las cuales se destaca la agencia de la materialidad de las imágenes de vírgenes, santos y cristos que son objeto de fe y devoción de los católicos. Estos objetos, que llamamos figuras o imágenes, son vividos y tratados como seres animados, con voluntad propia, con gustos específicos, con capacidades comunicativas y con capacidades extraordinarias para intervenir en la vida de sus fieles.
Renée de la Torre es doctora en Antropología Social. Se desempeña como Profesora Investigadora del CIESAS Occidente, en Guadalajara, México. Es investigadora nivel III del Sistema Nacional de Investigadores (SNI) y miembro de la Academia Mexicana de las Ciencias. Es co-fundadora de la Red de Investigadores del Fenómeno Religioso en México (RIFREM). Se ha dedicado al estudio de la diversidad y el cambio religioso en México. Recientemente ha atendido la emergencia de las espiritualidades alternativas como son el New Age y la Neomexicanidad y las dinámicas de transnacionalización de las danzas rituales aztecas y de la religiosidad popular. Actualmente dirige el proyecto nacional:”recomposiciones de las identidades religiosas en México”. Su libro más reciente es: Religiosidades nómadas. Creencias y prácticas heterodoxas en Guadalajara, México: CIESAS, 2012. Además, ha colaborado en la edición de las siguientes obras colectivas: En sentido contrario: Transnacionalización de religiones africanas, latinoamericanas. México: CIESAS/IRD, 2012; y Variaciones Latinoamericanas del New Age. México: CIESAS, 2013. Ha publicado más de una centena de artículos y capítulos en libros científicos.
Alessandro Dini – venerdì 24 agosto ore 16.30
Natura e religione nell'età moderna. Alcune indicazioni
La comunicazione si propone di offrire alcune indicazioni per comprendere come nell’età moderna la concezione della natura fosse ritenuta assai rilevante in relazione al destino della religione. Il dibattito che si sviluppa nel Seicento sulle implicazioni religiose della concezione meccanicistica della natura scaturita dalla rivoluzione scientifica riguarda non solo l’alternativa tra cristianesimo e paganesimo ma anche l’alternativa tra teismo e ateismo. Coloro che temevano che il meccanicismo potesse aprire le porte al materialismo e all’ateismo (i platonici di Cambridge) o potesse affievolire la pietà (Leibniz) non erano stati miopi. Uno dei punti di riferimento del materialismo degli illuministi radicali (Helvetius, Diderot, d’Holbach) sarebbe stato proprio la nuova immagine della natura unita al rifiuto del concetto di creazione. Dalla ricostruzione storica delineata nella comunicazione emerge un altro elemento importante: la natura vivente, il livello dell’organizzazione vitale appare come un significativo punto di resistenza nei confronti del materialismo.
Alessandro Dini ha insegnato Storia della filosofia all’Università di Firenze. Si occupa di storia del pensiero religioso nell’età moderna e contemporanea e di storia della scienza. Ha pubblicato saggi sul libertinismo, Ficino, Spinoza, Malebranche e Vico. Di Spinoza ha anche curato la traduzione, con testo latino a fronte, del Trattato teologico-politico (Bompiani, Milano 2014). Nell’ambito della storia della scienza ha studiato la medicina italiana del Seicento e dell’Ottocento. Di recente ha curato l’edizione dei Colloqui sulla morte di Malebranche (Lorenzo de’ Medici Press, Firenze 2018).
Simona Paula Dobrescu – giovedì 23 agosto ore 16.30
Cercando la pace. Comunicazione
L’umanità dolente a causa dell’intolleranza religiosa e politica e il nuovo “Massacro degli Innocenti”. Bambini, uomini e donne travolti dall’odio, in fuga difendendo la propria vita e la dignità. Le religioni che dialogano in difesa della pace, in uno spazio in cui non esistono veti, pregiudizi e discriminazioni.
Simona Paula Dobrescu è nata a Bucarest-Romania nel 1954.
Dopo aver compiuto gli studi classici nella sua città, ha conseguito il Magistero in Scienze Religiose a Bari, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Odegitria”, la Licenza in Teologia ecumenica presso la Pontificia Università “San Tommaso d’Aquino” di Roma, nonché il Dottorato presso la Facoltà Teologica Pugliese – Istituto di Teologia Ecumenico-Patristica “San Nicola” di Bari, indirizzo storico- bizantino. Collabora a riviste specialistiche tra cui “Oriente Cristiano” di Palermo, “O’Odigos–La Guida”, del Centro Ecumenico “P. Salvatore Manna” dei Frati Domenicani presso la Basilica di San Nicola di Bari, “Bollettino di San Nicola”, “Azione francescana”, della provincia di San Michele Arcangelo dei Frati Minori di Puglia e Molise, “Rocca”, della Pro Civitate Christiana di Assisi, “Migranti press”, “Talità Kum” e “Oasi San Martino”. Ha partecipato a Tavole Rotonde, Convegni e Seminari in diverse città italiane e all’estero, in qualità di coordinatrice, teologa e relatrice. Esperta in pratiche di inclusione, immigrazione e diritto, svolge l’attività di Mediatrice Interculturale presso le Agenzie educative presenti nel territorio. Esperta in Politiche Europee e Fondi Strutturali, esercita la libera professione di Interprete e Traduttrice legalmente riconosciuta di lingua romena. Corrispondente in lingua romena dall’Italia per la rivista “Ararat”, periodico dell’Unione degli Armeni della Romania (Author Archive www.araratonline.com).
Antonino Drago – giovedì 23 agosto ore 16.00
Dopo le religioni: la “riforma di religione” di Aldo Capitini. Comunicazione
Tra le “religioni dopo le religioni”, la prima italiana è stata quella di Aldo Capitini, già cattolico, ma scristianizzato perché scandalizzato dai Patti lateranensi della Chiesa col Fascismo (tanto da farsi sbattezzare per primo), ripensatore radicale della vita religiosa fino a porsi come fondatore di una nuova religiosità di sua invenzione, da lui diffusa con i COR (Centri di Orientamento Religioso) e con convegni internazionali. Egli l’ha chiamata “la riforma di religione”, per sottolineare la universalità del passaggio storico da compiere rispetto a tutte le precedenti religioni. Essa è caratterizzabile con questi ulteriori aspetti: 1) Come tutte le cosiddette ‘religioni negative’ (che non riconoscono Dio) è molto impegnata in una etica positiva. 2) Pone la persuasione al posto della conversione personale e strutturale (questa in Capitini è stata totale: dal Fascismo (rifiuto della tessera), dalla struttura della Chiesa (sbattezzo) e dalla guerra (non violenza)). 3) È caratterizzata da un pensiero ‘negativo’, come si vede dalle sue parole preferite: non violenza, non menzogna, non obbedienza, non chiuso (aperto), nessuno escluso (coralità), ecc.. 4) Ha una tensione illimitata verso l’uomo e verso tutto il mondo (ad es. la ‘compresenza dei vivi e dei morti’). 5) Nei rapporti umani di un conflitto, l’atto decisivo di un non violento è la aggiunta, che permette di trascendere la situazione data in modo da passare, assieme all’altro, ad una nuova situazione dove sia più facile trovare un accordo e così concepire assieme il rapporto trascendente dell’ ‘io-tutti’, per alla fine raggiungere la ‘coralità’. 6) La aggiunta è stata ripresa da Kant; in Hegel essa era diventata l’Aufhebung, che però Capitini ha concepito come concretato nei singoli rapporti interpersonali. Quindi la filosofia capitiniana è un hegelismo di sinistra che dà alla persona e ai suoi rapporti la prevalenza su tutte le strutture sociali; Bobbio l’ha chiamata: “pan-personalista”.
Nel 50° della sua morte questa comunicazione vuole ricordare la sua riforma, illustrandola per sommi capi a partire dalle sue opere e dagli studi compiuti su di essa; in più pone una domanda fondamentale: questa sua religione, che Bobbio dice che è da “decifrare”, è compiuta o no? A questo scopo rifletterò su varie domande che hanno risposte controverse: 1) Essendo essa solo dialogo e impegno etico senza riti, è una religione o una filosofia morale? 2) È un Cristianesimo rimasticato, o un ponte con il Buddismo? 3) Nel rapporto io-mondo, il suo mondo (ad es. la ‘compresenza dei vivi e dei morti’) è forse troppo globale, tanto da non avere supporti vitali? 4) Veramente (come lui sostiene) la sua religione è politica (e viceversa), o egli ha espresso solo una tensione ad unirle? 5) La non violenza è la sua religione o ne è solo una parte?
Antonino Drago Laureato in Fisica all’Università di Pisa nel 1961 è stato professore associato di Storia della fFsica all'Università ‘Federico II’ di Napoli (1971-2004). Ha scritto molte pubblicazioni e una decina di libri sui temi di Storia e fondamenti della Scienza, tra i quali Alla scoperta dei Fondamenti della Fisica, Aracne, Roma 2017 Ha diretto Il Centro Educazione alla Pace dell’Università di Napoli (1980-1994). E' stato professore a contratto di Strategie della difesa popolare nonviolenta all’Università di Pisa (2001-2013) e di Storia e tecniche della nonviolenza all'Università di Firenze (2004-2010). Ha scritto molte pubblicazioni tra le quali “Venti tesi su Capitini”, in M. Soccio: Convertirsi alla nonviolenza?, Il Segno dei Gabrielli, Verona, 2003, e una decina di libri tra i quali, Le rivoluzioni nonviolente dell'ultimo secolo. I fatti e le interpretazioni, Nuova Cultura, Roma, 2010.
Beatrice Iacopini – giovedì 23 agosto ore 11.30
Il "Dio personale" di Etty Hillesum.
La voce dell’ebrea olandese Etty Hillesum, sempre più conosciuta e amata, è una delle più originali e potenti tra quelle che si sono levate dall’inferno della Shoà. Proprio negli anni dell’occupazione nazista in Olanda, Etty scoprì Dio nella dimensione più profonda di sé, fuori da ogni alveo confessionale, grazie alla guida di un estroso e carismatico psicoterapeuta; nel repentino cammino spirituale intrapreso seppe guadagnare una profonda pace interiore e una capacità di amare così vasta da permetterle di affrontare la tempesta delle persecuzioni con raro coraggio. U. Beck l’ha assunta a simbolo di quella “religiosità del Dio personale” che il sociologo individua come forma tipica del credere nel nostro tempo: effettivamente, la Hillesum è particolarmente vicina alla sensibilità post-moderna, connotata da un forte bisogno di spiritualità ma sempre più aliena dalle religioni istituzionali, dai loro riti e dai loro dogmi; per questo, il diario e le lettere di questa giovane donna morta ad Auschwitz rappresentano un lascito prezioso per l’oggi.
Beatrice Iacopini è nata il 26 giugno del 1965 a Pistoia; al liceo ha avuto come insegnante di storia e filosofia il prof. Marco Vannini e durante gli stessi anni ha frequentato la scuola di teologia diocesana, dove ha avvicinato la materia sotto la guida di mons. Giordano Frosini. A questi due maestri deve gran parte della sua formazione culturale e spirituale. Si è laureata prima in filosofia e ha conseguito poi il magistero in scienze religiose a Firenze. È sposata ed ha tre figli, insegna religione all’istituto Pacini di Pistoia. Negli ultimi anni si è dedicata alla figura di Etty Hillesum su cui ha pubblicato, insieme a Sabina Moser, Uno sguardo nuovo. Il problema del male in E. Hillesum e S. Weil (San Paolo 2009) e, recentemente, E. Hillesum, Il gelsomino e la pozzanghera (Le Lettere 2018), un’antologia di testi di cui ha curato una nuova traduzione, con l’intento di mettere in luce il lessico mistico della Hillesum.
Mario Lancisi – sabato 25 agosto ore 11.15
La “Lettera a una professoressa” di don Milani e il ’68
A cinquant'anni dal '68 si impone una riflessione sui legami tra Lettera a una professoressa di don Milani, uscita nel maggio del 1967 e la contestazione studentesca. C'è infatti chi accusa don Milani e la sua Lettera di essere stati all'origine dello sfascio della scuola che sarebbe stato causato dal '68. Ma c'è anche chi all'opposto tende a non cogliere nessi particolari e significativi tra il priore di Barbiana e il movimento del '68. Mario Lancisi affronta questo tema proponendo una chiave interpretativa nuova e originale.
Mario Lancisi, ex inviato del Tirreno, collabora attualmente con Il Corriere Fiorentino. Tra le sue numerose opere da segnalare una particolare attenzione alla vita e all'opera del priore di Barbiana: Don Milani. La vita (Piemme), Processo all'obbedienza. La vera storiadi don Milani (Laterza) e La scuola di don Milani (Polistampa. Ha scritto per Piemme anche le biografie di padre Alex Zanotelli, Adriano Sofri, Gino Strada, don Puglisi. E con Giancarlo Caselli, Nient'altro che la verità.
Leo Lestingi – giovedì 23 agosto ore 11.00
La nozione di esperienza religiosa, oggi, fra religione “personale” e nuova soggettività. Comunicazione
La comunicazione intende riflettere su alcuni nodi problematici che emergono nelle esperienze religiose contemporanee e che suscitano alcune domande, alle quali si cercherà di dare una possibile risposta. Che cosa distingue, ad esempio, di fatto l’esperienza religiosa da altri tipi di esperienza? Che cosa significa la diversità delle esperienze religiose e della spiritualità secolare in ordine alla loro pretesa di restituire un’immagine corretta del divino? Dove si colloca il confine fra ciò che realmente si esperisce dell’essere divino e ciò che può essere frutto della capacità immaginativa (e talora idolatrica) del soggetto? Che differenza esiste fra un’esperienza religiosa realizzata in un contesto sociale di tipo religioso e una realizzata in un contesto secolare e post-secolare? Quali difficoltà interpretative solleva per lo studioso dei fatti religiosi la realtà, talora indistinta e volatile, dell’esperienza religiosa d’oggi?
Leo Lestingi (Bari 1952), ordinario di Filosofia e storia nei licei, si è formato nelle Università di Bari, Lecce, Urbino e Messina. Il campo dei suoi interessi e delle sue indagini si colloca al confine fra storia, filosofia e fenomenologia della religione, discipline che insegna da molti anni presso l’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano “S. Sabino” di Bari, affiliato alla Facoltà teologica pugliese. Ha anche insegnato, dal 2000 al 2006, Storia delle religioni del Mediterraneo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Foggia, mentre all’Università di Messina, dal 2006 al 2008, ha seguito i corsi di un Dottorato di ricerca in “Europa mediterranea. Istituzioni, storia, società e identità”, conseguendo il titolo di Dottore di ricerca. Ha pubblicato diversi saggi e ricerche. Elencando solo alcuni titoli degli ultimi 15 anni, ha pubblicato, nel 2003, il saggio Dal sacro al sacrificio. Note su religione e violenza, curato, nel 2005, l’edizione italiana di un testo sull’Islam del suo Maestro Peter Antes, già Vice-presidente dell’”International Association for the History of religions”, e una nuova edizione del famoso testo di G. E. Lessing Nathan il saggio (2009), oltre ad un corposo saggio sull’interrogazione cristiana dell’Islam fra Alto Medioevo e Umanesimo (2011) e ad alcuni contributi relativi ad alcune edizioni della “International Summer school on religion” di S. Gimignano. È stato anche allievo del filosofo della religione Italo Mancini (con il quale ha pubblicato, nel 1983, un testo autobiografico) e dello scrittore e biblista Sergio Quinzio, con il quale ha pubblicato un lungo dialogo-intervista dal titolo La tenerezza di Dio, uscito nel 1997 e ripubblicato nel 2015, con un suo denso saggio introduttivo, dall’editore Castelvecchi. È socio ordinario della S.I.S.R. (Società italiana per la storia delle religioni) e dell’A.I.F.R. (Associazione italiana per la filosofia della religione).
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