Sabato, 23 Novembre 2024 09:22

Arnaldo Nesti (1932-2024), innovatore e fondatore

Scritto da 

Con piacere condividiamo il necrologio del prof. Roberto Cipriani uscito su La Critica Sociologica (Volume LVIII, 231, Autunno 2024, pp. 83-85).

 

Arnaldo Nesti (1932-2024), innovatore e fondatore

di Roberto Cipriani

 

Nella notte tra il 23 ed il 24 agosto 2024 ha concluso la sua esistenza il professor Arnaldo Nesti, già titolare di Sociologia nell’Università di Firenze, nonché fondatore della rivista Religioni e Società (ora in fascia A dell’ANVUR), dell’Asfer (Associazione per lo Studio del Fenomeno Religioso) prima e del Cisreco (Centro Internazionale per lo Studio del Fenomeno Religioso Contemporaneo) poi, della Summer School di Passignano e successivamente di San Gimignano, già direttore della rivista Idoc Internazionale e autore di numerose ricerche in Italia (specialmente in Toscana) e all’estero e di una lunga lista di pubblicazioni.

Probabilmente ho incontrato Nesti per la prima volta all’inizio degli anni Settanta, presso la redazione di Idoc Internazionale, in via Santa Maria dell’Anima, con uno splendido affaccio su piazza Navona a Roma. Allora la rivista era dedicata alla valorizzazione delle novità scaturite dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Vi era anche un’importante presenza valdese, con i coniugi Girardet, Maria e Giorgio, e più tardi la loro figlia Hilda. Qualche mio primo saggio comparve proprio in quel periodico, grazie all’accoglienza di Nesti.
C’è però un motivo che ha fatto subito scattare in me una molla di forte simpatia per il docente fiorentino: quando ancora non avevo alcuna collocazione universitaria fu proprio lui a telefonarmi per offrirmi un insegnamento nell’Università di Firenze. Non se ne fece nulla, ma il gesto mi colpì e per me è rimasto indelebile.

Un’occasione straordinaria si è presentata nell’estate del 1975, in concomitanza con lo svolgimento della Conferenza Internazionale di Sociologia Religiosa, tenutasi nella Spagna franchista di allora a Lloret de Mar in Catalogna, dal 31 agosto al 4 settembre 1975. Insieme con Nesti e Maria Immacolata Macioti facemmo l’intero viaggio in macchina (un vecchio maggiolino chiaro di proprietà della professoressa, alternandoci alla guida, sia all’andata che al ritorno). Fu quello un periodo in cui potemmo conoscerci meglio a vicenda, scambiando impressioni, informazioni, riflessioni, largamente incentrate sulla sociologia della religione. Fra l’altro ci capitò anche una vera e propria immersione nel campo, allor quando ci fermammo presso una piccola chiesa spagnola, perché vedemmo che, al termine della messa, il prete celebrante aveva organizzato una serie di balli sul sagrato del tempio. In particolare, venivano eseguite danze di sardana, che comporta una partecipazione collettiva piuttosto accentuata nelle movenze, nei gesti, nei salti, nell’uso delle mani e di tutto il corpo. Il ballo incantò letteralmente soprattutto Nesti, che non credeva ai suoi occhi nel vedere un sacerdote, un "cura" (probabilmente un parroco) saltellare insieme con i suoi fedeli.

Non fu solo questo l’episodio memorabile di quella lunga condivisione delle nostre giornate. Il generalissimo Franco aveva condannato a morte dei dissidenti che erano stati incarcerati per motivi politici. Ebbene, un nutrito numero di partecipanti alla Conferenza Internazionale di Sociologia Religiosa (noi tre compresi) firmò un documento di contestazione della decisione franchista, perorando la causa della salvezza e della libertà dei condannati ingiustamente alla pena capitale. Per alcuni giorni, a seguito di quella nostra azione, si temette la sospensione della nostra conferenza ed anche qualche provvedimento sanzionatorio nei riguardi dei firmatari del citato documento. L’incontro proseguì con qualche titubanza sino alla fine, senza particolari conseguenze per noi. Ma, qualche tempo dopo, la sentenza venne eseguita ed i malcapitati antifranchisti persero la vita.

Una più stretta collaborazione con Nesti c’è stata in occasione del giubileo del 2000, al termine del quale egli pubblicò l’intrigante testo dal titolo Jubilaei spectaculum. Morfologia e senso dei grandi eventi del Giubileo 2000, edito da Franco Angeli nel 2003 (in cui mettevano in evidenza gli eccessi di tipo cerimoniale, contenutistico e simbolico che avevano accompagnato lo svolgimento dell’anno santo).

A partire da quel momento sono stati numerosi gli incontri, le ricerche e le pubblicazioni che ci hanno visti partecipi ed interlocutori, anche reciprocamente critici, com’è giusto che fosse.

Negli ultimi tempi era preoccupato delle sorti di qualche suo collaboratore, non ancora inquadrato nei ruoli universitari, nonostante la dedizione e l’impegno per lunghi periodi di attività, specialmente connesse alla gestione della rivista «Religioni e Società».

Le tribolazioni riguardavano altresì le sorti della sua rivista, da ultimo affidata all’editore pisano Fabrizio Serra (lo stesso de «La Critica Sociologica»), dopo varie peregrinazioni presso altre case editrici. Per questo, aveva pensato di coinvolgere come vice direttrice la professoressa Emanuela C. Del Re, che però alla sua morte ha rassegnato le dimissioni dall’incarico, ritenendolo un legame riguardante precipuamente la figura del fondatore.

Ci si può chiedere che cosa lasci il professor Nesti alla sociologia italiana in generale ed a quella della religione in misura principale. In linea di massima si direbbe che il suo apporto è stato fortemente connotato dall’attenzione ai fatti religiosi, in Italia come altrove, in America Latina, nei Paesi dell’Est, in Africa, come testimoniano, fra l’altro, diversi numeri monografici di «Religioni e Società».

Invero, un’altra cura specifica è stata rivolta alle nuove generazioni di studiose e studiosi della fenomenologia religiosa. Qualcuno potrebbe, poi, obiettare che una buona parte dei suoi lavori siano territorialmente limitati alla realtà toscana, ma così non è perché non solo nei suoi editoriali ma anche in numerosi suoi interventi (o da parte di altri specialisti) lo sguardo è stato rivolto letteralmente al mondo, offrendo degli spaccati non rinvenibili in altre pubblicazioni simili, sia nel nostro Paese che all’estero. Come pure è da rimarcare la sua straordinaria curiosità per il nuovo, per il non conosciuto, per l’eccentrico. Ecco perché sia nella rivista che nei suoi libri si ritrovano ricerche singolari, scoperte di prim’ordine, riferimenti desueti.

Notevole è stata altresì la sua conoscenza, spesso diretta, delle vicende fiorentine e di quelle toscane. Ne è stato anche protagonista riconosciuto ed efficace, sin dai tempi del sindaco Giorgio La Pira, sognatore ed utopista proprio come piaceva ad Arnaldo, che a sua volta non era certo da meno. Come spiegare diversamente il suo forte legame con il comune di Peccioli e con l’idea di una raccolta di icone russe, segno tangibile di una religiosità che travalica i confini e le divisioni politico-ideologiche?

Da parte sua, inoltre, vi era un’ampia, dettagliata e documentata conoscenza dei fatti di Chiesa cattolica, anche per la dimestichezza avuta con alcune grandi figure della storia contemporanea. Il suo sapere non aveva però il carattere del pettegolezzo, dell’informazione segreta, della notizia piccante, ma dello studioso che riflette e s’interroga (basti leggere i suoi editoriali, di recente raccolti in un unico numero, il 107, di «Religioni e Società»). Un tale approccio lo rendeva uno scienziato sociale sui generis, non abituato e neppure adatto alle grandi platee massmediatiche, ma capace di incidere sugli orientamenti e sui modi di pensare di allievi e colleghi.

Fra le sue opere, numerose e di impatto, si possono segnalare il Gesù socialista. Una tradizione popolare, edito dalla Claudiana nel 1974 ed ispiratore, fra l’altro, del mio Il Cristo rosso. Riti e simboli, religione e politica nella cultura popolare (Ianua, 1985) e L’altra Chiesa in Italia (Mondadori, 1970), che ha suscitato vari scalpori e reazioni.

In fondo è tutta la sua “opera”, ovvero la sua vita, che è degna di menzione e di merito. Basti un piccolo dettaglio: Arnaldo Nesti è stato sacerdote cattolico per pochi anni, impegnato come prete di supporto in una parrocchia e come assistente delle ACLI (Associazione Cristiana Lavoratori Italiani). Pur avendo poi lasciato il ruolo ecclesiastico, ha proseguito il suo percorso senza mai smentire una sua profonda fede di credente e militante. Forse è anche per questo che, dedito totalmente al suo piano di azione, non ha mai messo su famiglia, ma è stato assistito amorevolmente dai suoi familiari, sino alla fine. Anche il professor Franco Ferrarotti, direttore de «La Critica Sociologica», si associa al cordoglio per la scomparsa dell’illustre studioso.

 

Letto 330 volte
Vota questo articolo
(0 Voti)
Devi effettuare il login per inviare commenti